Lettere da Lisbona #1

Mi ero sempre chiesto, sfogliando gli opuscoli turistici di Lisbona, perchè fossero cosí famosi gli “ascensori” della città lusitana, che permettono di raggiungere punti panoramici e strade suggestive del centro storico cittadino.
Adesso lo so, dopo essermi imbattuto in una strada che definire ripida è non solo un eufemismo, ma una presa in giro. Arrampicarsi a piedi è una pazzia, ed io ovviamente l’ho fatto. I polpacci sembrano essere sul punto di scoppiare una volta arrivati in cima. Ma è oltremodo soddisfacente, alla stregua di una scalata. E la vista poi, è semplicemente imperdibile.
Il Mirador di Santa Luiza ripaga di tutte le fatiche affrontate per arrivarci: in realtà ci si puó arrivare comodamente con uno dei tram elettrici di cui la città di Lisbona è piena. Ma per un viaggiatore squattrinato, spendere 2,85€ per un giretto di pochi minuti, per quanto suggestivo, è forse troppo (basti pensare che a Lisbona per la stessa cifra si acquista un litro di birra nei locali della movida).
Meglio salire a piedi e godere delle bellezze inattese che si incontrano ad ogni curva della strada. Una per tutte, la Catedral do Sé, chiesa imponente che domina il quartiere.

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Il panorama che si puó ammirare da Santa Luiza è di quelli che si è soliti ritrovare poi nelle cartoline.
La città che segue il pendio e scende mollemente verso il mare fin quasi a caderci dentro, e una grande distesa di tetti con le tegole rosse, campanili, edifici dipinti con tonalità pastello, giallo, rosa, azzurro, verde, quasi tutti decorati con le bellissime piastrelle di ceramica smaltata (“azulejos” nella lingua locale).
Funziona così, alla fine: arrivi in cima stremato, maledicendo; poi ti riempi gli occhi di tanto splendore e torni indietro più leggero, benedicendo.

Si, direi proprio che Lisbona ti mette alla prova: se vuoi veramente scoprirla, davvero entrare nell’essenza di una città che non si scopre subito e con troppa voglia, devi superare delle prove. Salire, scendere, fare attenzione ai particolari, ai segnali, entrare nei suoi vicoli segreti con l’umiltà di chi entra nella casa di un rispettabilissimo sconosciuto.
Lisbona è così, resta sempre sconosciuta, e poi alla fine ti accorgi di provare verso di essa un amore difficile, tortuoso, in apparenza ingiustificato. Di quello veri, insomma.

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