Una casa, un letto e un viaggio

Arriva la fine di certe giornate, sei sdraiato sul letto, le mani incrociate dietro la testa e pensi…

Alle cose che hai fatto oggi, e a quelle che non hai fatto ma avresti tanto voluto. Ai nuovi amici che hai conosciuto e alle cose che avete scoperto di avere in comune nonostante proveniate da posti tanto diversi. Ai vecchi amici, quelli lontani, a cui pensi sempre nonostante vi divida un oceano che tuttavia non può nulla contro la forza di un legame. Alla tua famiglia che aspetta con ansia il tuo ritorno e ogni giorno ti rinnova il suo appoggio, fondamentale per fare qualsiasi cosa.

La sera è il momento ideale per pensare, forse perchè al termine della giornata la stanchezza prende il sopravvento ed allora anche la mente smette di opporre resistenza, con i pensieri che scorrono finalmente liberi da qualsiasi tipo di costrizione. Cosa mi ha portato fin qui? Cosa mi ha trascinato dall’alta parte del mondo? Perchè sono qui sdraiato a ottomila chilometri da casa, a pensare?

É davvero strana questa cosa, questo doversi allontanare tanto dal posto in cui abbiamo aperto per la prima volta gli occhi al mondo, per cercare di vedere in modo più chiaro tanti aspetti della nostra vita. Come quando non si riesce a mettere a fuoco una cosa quando è troppo vicina a noi, così per capire tanti elementi della nostra vita bisogna allontanarsi il più possibile da questei, per scrutarli, analizzarli, considerarli in un altro contesto e vedere se reggono, in quest’altro contesto. Se ancora sono validi, se davvero vale la pena conservarli, se è giusto portarli assieme nel viaggio, a riempire la valigia.

Non è sempre facile e a volte le conclusioni sono dolorose, altre invece le assumi con un sospiro. Di sollievo, di pericolo scampato, con quel retrogusto di “meglio tardi che mai”. Quanto tempo sprechiamo dietro cose per cui non ne vale la pena? A posteriori, cambieremmo sempre il percorso di una storia, ma questo è il bello…a posteriori è tutto più facile, le cose sono già tutte srotolate lì davanti a noi e non è un esercizio impossibile muovere i pezzi, trovare il modo perfetto in cui combinarli. Purtroppo (o per fortuna?) la vita è quella parte del film che ancora non conosci, sono quelle scene che ti auguri di vedere nel prosieguo, ma non sei sicuro che il regista abbia voluto girarle. Sono quegli amori che intuisci quando stanno per sbocciare, e tuttavia non sono ancora così concreti da manifestarsi. Sono quelle indecisioni terribili, o quelle decisioni affrettate, che cambiano tutto, o non lo fanno per nulla. Sono le cose che prevedi in un certo modo e poi avvengono in un altro. La vita sono le parolacce che urli con rabbia, e i bocconi amari che mandi giù a forza. Ma sono anche i sogni che vedi crescere, in quella dimensione fantastica tra la realtà e l’utopia, e oscillare tra l’una e l’altra, tra la loro realizzazione e la loro dissoluzione nel nulla.

Dove sono i miei sogni? Forse dietro la mia testa, dove incrocio le mani mentre sono qui steso, a pensare. Ed ogni volta che li immagino realizzarsi, prendere forma, è proprio in quel punto che sento un brivido, una leggera scossa, una beata confusione. Come qualcosa che si rimescola, e sussulta, e si agita per venir fuori. Sono certo che in tutto questo centri qualcosa il fatto che io sia sdraiato: cuore e testa allo stesso livello, coi pensieri che vanno e tornano dall’uno all’altro…e dell’uno e dell’altro prendono le cose migliori, quelle meno ragionate e più istintive, più felici.

Mi accarezzo la nuca, con una mano e poi con l’altra. Sono al sicuro i miei sogni, su questo letto, mentre io sono steso, ad un oceano da casa. A un continente dai miei affetti. Ad un’eternità dall’altro me, quello precedente.

Quel giorno che ho preso il largo, sapevo che avrei visto il meraviglioso spettacolo del mio porto sicuro, una volta giunto in mare aperto.

 

 

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